lunedì 26 ottobre 2015

Il viaggio a Varanasi

E' l'ultimo giorno in cui viaggio con Ranjeet e la sua macchina. Partiamo di buon'ora da Khajuraho salutando Surendra e i suoi gentilissimi colleghi (abbiamo saputo poi che sono tutti membri della famiglia del proprietario dell'hotel) e facendo le ultime foto. Ci attendono circa tre ore e mezzo di strada sterrata fino a Satna, dove prenderò il treno che in sette ore mi porterà a Varanasi.
La strada si è rivelata poi forse addirittura peggiore delle aspettative, Ranjeet è un ottimo autista e deve essere stato esausto: non solo occhi, come al solito, davanti e di lato di continuo per sorpassi (altrui) azzardati, mucche, cani e ovini che attraversano la strada, trattori, carretti, etc. ma anche attenzione alle buche, spesso dei baratri.


Abbiamo anche avuto paura di non riuscire ad arrivare per tempo alla stazione ma non ci siamo fatti prendere dal pessimismo, e tra una risata e l'altra, parlando un po' di lavoro (ho dato dei consigli a Ranjeet per il lavoro di comunicazione on line che intende mettere in atto e ora collaboreremo per le traduzioni in italiano sul sito della sua organizzazione, etc.etc.) e un po' di sciocchezze, siamo arrivati ben tre quarti d'ora prima alla stazione.

Ci siamo salutati, con il proposito di sentirci presto e sono rimasta da sola in stazione. Unica occidentale, europea, bianca, su una piattaforma gremita di gente. Mi sono trovata in mezzo agli sguardi di tutti. Gli indiani ti fissano e nel nostro paese penseremmo ad una minaccia, ma qui è così, ti ci devi abituare. Uno sguardo fisso che altrove definiremmo minaccioso qui è semplice curiosità. Satna non è una città turistica e uno straniero può plausibilmente provocare una certa curiosità.

Sulla panchina, mentre divertivo a guardarmi intorno, provando la sensazione di essere una star in incognito ma tutto sommato riconosciuta dai più,  il ragazzo accanto a me, avrà avuto 18 anni o giù di lì, si è messo subito a chiaccherare. Dove andavo, da dove venivo, Sonia Gandhi, se mi piaceva l'India, la gente, il cibo, come sono i nostri treni e alla fine mi ha anche aiutato a portare i bagagli sul binario su cui era stato spostato il mio treno, rischiando di perdere il suo.
Cose che solo in India possono ancora succedere. Sono così, fondamentalmente buoni, gentili, accoglienti, calorosi.

Arriva il mio treno e cerco il mio vagone e il mio posto, ma ci trovo piazzata una ragazzona completamente sdraiata sul suo e il mio posto nello scompartimento da quattro. Nonostante si viaggi dalle 12,20 alle 19,25 quasi tutte le cuccette sono rimaste piene di gente che dorme o legge o ascolta musica sdraiata. Al che il capotreno mi fa cenno che la cuccetta sopra il suo posto è libera e mi invita ad accomodarmi. Così, faccio tutto il viaggio sdraiata con il mio Kindle a leggere, con una copertina addosso, beni alimentari e acqua a volontà. Sono discesa, mettendo peraltro un piede in faccia a un militare che si era seduto accanto al capotreno, solo un quarto d'ora prima di arrivare nella stazione di Varanasi.
Ho trovato un taxi che mi aspettava. mezz'ora nel caos cittadino e finalmente a casa, dove mi aspettavano per cena. Quante volte ho pensato a quella terrazza con nostalgia in questi ultimi due anni! è il posto dove si mangia seduti per terra o si chiacchera con ospiti e padroni di casa e dove le scimmie ogni tanto vengono a fare visita.
Ora sono qua.

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